liberalizzazione, perché non chiamare le cose con il proprio nome?
mi scuso per l'assenza ma non avevo ispirazione: mi mancava materiale da essere contento o incazzato, ironico o sarcastico.
perché parlare di liberalizzazioni quando la natura non è quella? perché con questo trucco cosmetico si pensa di soddisfare anche chi del mercato si riempie la bocca, senza sapere cosa sia e così io, pubblico bue, vengo ancora una volta trattato come un deficiente, anche dalla compagine che dice di avermi più a cuore dell'altra, che faceva lo stesso.
nell'incuria legislativo-governativa si sono costituite delle nicchie di monopolio od oligopolio che non sono vitali al progresso del paese, che se combattute non aumentano la competitività né l'accesso al mercato del lavoro né diminuiscono sensibilmente le spese del cittadino ma che sono ingiuste e come tali andrebbero corrette. qualche taxi di più migliorerebbe le mie trasferte di lavoro ma alla massaia ed alle mie trasferte private non cambia niente. il passaggio di proprietà dal notaio che costa 500 euro per un'automobile che non li vale la rende di fatto invendibile e non sono i 50-60 risparmiati che cambiano i termini del problema e consentono al parco auto di svecchiarsi. più interessante il discorso dei farmaci (ma non ne posso parlare, ho conflitto d'interessi) e quello della tassazione delle stock option. di queste ne ho poche ma sono contento di rimetterci e che siano tassate come reddito per quelli che ci fanno fortune. insomma qui il concetto è quello caro agli economisti, cioé che l'economia che funziona meglio è quella che vede un mix di mercato e d'intervento dello stato per la redistribuzione del reddito, l'accesso ad opportunità di arricchimento (lavoro) ed evitare che si determino situazioni di disparità tali da minare la fiducia e la voglia di contribuire, in termini di tasse e di senso civico.
come sempre fuori da ogni dinamica politica sono d'accordo su queste misure ma mi sono rotto che continuino a raccontarci palle e che la stampa continui ad essere solo inerte o schierata.
perché parlare di liberalizzazioni quando la natura non è quella? perché con questo trucco cosmetico si pensa di soddisfare anche chi del mercato si riempie la bocca, senza sapere cosa sia e così io, pubblico bue, vengo ancora una volta trattato come un deficiente, anche dalla compagine che dice di avermi più a cuore dell'altra, che faceva lo stesso.
nell'incuria legislativo-governativa si sono costituite delle nicchie di monopolio od oligopolio che non sono vitali al progresso del paese, che se combattute non aumentano la competitività né l'accesso al mercato del lavoro né diminuiscono sensibilmente le spese del cittadino ma che sono ingiuste e come tali andrebbero corrette. qualche taxi di più migliorerebbe le mie trasferte di lavoro ma alla massaia ed alle mie trasferte private non cambia niente. il passaggio di proprietà dal notaio che costa 500 euro per un'automobile che non li vale la rende di fatto invendibile e non sono i 50-60 risparmiati che cambiano i termini del problema e consentono al parco auto di svecchiarsi. più interessante il discorso dei farmaci (ma non ne posso parlare, ho conflitto d'interessi) e quello della tassazione delle stock option. di queste ne ho poche ma sono contento di rimetterci e che siano tassate come reddito per quelli che ci fanno fortune. insomma qui il concetto è quello caro agli economisti, cioé che l'economia che funziona meglio è quella che vede un mix di mercato e d'intervento dello stato per la redistribuzione del reddito, l'accesso ad opportunità di arricchimento (lavoro) ed evitare che si determino situazioni di disparità tali da minare la fiducia e la voglia di contribuire, in termini di tasse e di senso civico.
come sempre fuori da ogni dinamica politica sono d'accordo su queste misure ma mi sono rotto che continuino a raccontarci palle e che la stampa continui ad essere solo inerte o schierata.
1 Comments:
condivido in toto quanto scrivi. Basti pensare alle privatizzazioni meramente “formali” nelle quali il potere pubblico resta detentore della c.d. golden-share che gli attribuisce poteri “speciali” o ancora riferendoci alle liberalizzazioni strictu sensu, ai mancati interventi in contesti di fallimento del mercato e nelle sue primarie cause come in presenza di esternalità o del c.d. potere di mercato ove un ristretto gruppo di soggetti influenzi indebitamente i prezzi, situazioni in cui il mercato lasciato a sé stesso non riesce ad allocare le risorse in modo efficiente.
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